“Anche se il ritmo cambia la melodia continua”: è questo il motto che è stato scelto per il 24 novembre 2012, la Giornata Nazionale della malattia di Parkinson.
Il ballo è un patrimonio culturale antichissimo e trasversale in tutti gli angoli del mondo. Pare che sia nato a scopi comunicativi, rinforzando la coesione dei primi gruppi sociali. Oggi, che sia praticato come hobby, a livello agonistico o come mezzo terapeutico, continua a dimostrare i suoi benefici sulla salute fisica e mentale, dagli 0 ai 99 anni.
Un crescente interesse scientifico
Se gli appassionati di danza erano già consapevoli – per esperienza diretta – degli effetti del ballo sul loro benessere, la ricerca si è interessata a questo tema solo recentemente. Interesse recente ma significativo, dal momento che dal 2012 gli studi a riguardo sono triplicati e il livello di approfondimento raggiunto sta portando ad importantissimi risultati.
Dalla teoria alla pratica visto che nel Regno Unito, dal 2019, il ballo può essere prescritto con ricetta medica e relativi rimborsi statali. Sono infatti sempre più numerose le conferme di come la danza sia in grado di migliorare le capacità motorie, emotive e sociali, competenze che spesso, in età avanzata o a seguito di specifiche patologie (fisiche e mentali), vengono ridotte o perse. Risultati che non si fermano al solo momento della pratica, visto che questa attività sembra avere effetti protettivi sul cervello anche a lungo termine e dunque impattano in modo significativo sulla qualità di vita nella sua totalità.
Il cervello danzante
Non sono solo le aree motorie del cervello quelle che vengono interessate (e allenate!) durante la danza.
Il ballo, infatti, richiede la messa in gioco contemporanea di diverse competenze, e dunque delle correlate aree cerebrali: quelle deputate alla percezione dello spazio e all’orientamento, alla propriocezione (cioè alla consapevolezza di sè e del proprio corpo), alla memoria (a breve e a lungo termine), alla comprensione della sequenza di movimenti e all’esecuzione di movimenti complessi e a ritmo di musica, al collegamento tra informazioni uditive e motorie, ai riflessi, all’apprendimento e alla valutazione emotiva e sociale.
Si può dire, dunque, che tutto il cervello danza!
Risvolti terapeutici
A fronte di risultati estremamente incoraggianti, la ricerca sta ancora cercando di comprendere quale ballo funziona per chi, e perchè. Ogni danza (e la musica che la accompagna) possiede specifiche caratteristiche e fattori “terapeutici” che, pare, impattano diversamente su persone differenti.
Certamente, oggi, l’interesse scientifico sul tema risulta particolarmente rivolto all’efficacia dei programmi di ballo sulle patologie neurodegenerative, nelle quali il “danno” risulta esteso su più fronti: proprio quelli sui quali, secondo le prime prove di efficacia, la danza andrebbe a lavorare.
La danza per il Parkinson: un nuovo movimento
Se ancora gli effetti della danza sulle persone affette da demenza non convincono gli studiosi, diversamente si può dire per il Parkinson.
Grazie all’esame di tutti gli studi in merito effettuato nel 2019 dal team guidato dal dott. Graham Kerr possiamo infatti affermare che il ballo apporta miglioramenti nella velocità dei passi, nell’andatura, nella mobilità generale e nelle capacità cognitive dei pazienti affetti dal Morbo.
Mitigando i sintomi della malattia, le persone coinvolte negli studi riportavano anche una sensazione di maggiore sicurezza, autostima, autonomia, gioia di vivere ed ottimismo, con una conseguente rinnovata percezione di sè.
La danza rappresenta infine un’importante occasione di socialità, aspetto fortemente compromesso nelle persone che soffrono di Parkinson, rimedio oltretutto efficace nella riduzione dei sintomi depressivi e ansiosi causati dall’isolamento.
Oggi i balli più “quotati” nei programmi di danzaterapia per il Parkinson risultano essere la danza classica e il tango, due generi che condividono la lentezza dei movimenti richiesti. Nel tango, inoltre, il contatto fisico con il partner consente di esercitare anche il senso del tatto, un canale percettivo che viene spesso danneggiato dalla malattia.
Se volete saperne di più, vi segnaliamo QUI un interessantissimo e dettagliatissimo articolo a opera di AIP Parkinsoniani Bergamo sugli effetti benefici del tango sul morbo di Parkinson, con anche i contatti per iscriversi ai percorsi Tangoterapeutici.