“Il soggetto umano è un essere comunicante, così come è un essere pensante, emotivo e sociale. La comunicazione non va pertanto considerata semplicemente come un mezzo e uno strumento, bensì come una dimensione psicologica costitutiva del soggetto. Egli non sceglie se essere comunicante o meno, ma può scegliere se e in che modo comunicare” [Anolli e Ciceri, 1995]
Comunicazione e relazioni
Come atto che necessita di un interlocutore, la comunicazione è alla base dell’interazione sociale e delle relazioni interpersonali.
Dal punto di vista psicologico la comunicazione rappresenta un mezzo attraverso il quale le persone costruiscono, mantengono e modificano la rete di relazioni in cui sono inserite: tutte le volte in cui comunichiamo qualcosa a un altro, infatti, definiamo allo stesso tempo noi stessi e l’altro, nonché la natura e la qualità della nostra relazione.
La comunicazione disfunzionale
Ogni volta che comunichiamo con qualcuno diamo contemporaneamente una risposta al messaggio appena ricevuto, uno stimolo per l’interlocutore e un rinforzo del modello comunicativo in essere.
Questa condizione di flusso ininterrotto della comunicazione è spesso alla base dei conflitti interpersonali: dal momento che il processo comunicativo è circolare, diventa davvero difficile poter individuare chi ha iniziato per primo – all’interno di una relazione – un certo modello comunicativo (funzionale, disfunzionale, soddisfacente o insoddisfacente). Si pensi, ad esempio, a una tipica interazione dove il soggetto “A” potrebbe dire al soggetto “B”: “Io ti sgrido perchè tu urli!”, e il soggetto “B”, in risposta: “No, io urlo perchè tu mi sgridi!”.
Esistono numerose forme di discomunicazione e di comunicazione patologica, caratterizzate dall’ambiguità, dall’equivocità, dalla cripticità e dalla paradossalità di quanto viene detto.
Un esempio di discomunicazione è stato descritto dal gruppo di Palo Alto (e in particolare Bateson) con la celebre Teoria del Doppio Legame. Tale “doppio legame” si riscontrerebbe quando, all’interno dei processi comunicativi di due individui emotivamente legati, è presente un’incongruenza tra il discorso esplicito (quanto viene detto verbalmente) e il discorso implicito (quanto viene espresso in forma non verbale), creando confusione. Ciò avviene, ad esempio, quando una persona dice ad un’altra di essere contenta di vederla, ma la sua espressione facciale dimostra il contrario. Nei casi più estremi il doppio legame può manifestarsi con frasi come “lo faccio per il tuo bene” che accompagnano violenze fisiche o sessuali.
Al di là di questa forma piuttosto “estrema” ci sono altri elementi che rendono disfunzionale la comunicazione. Una cattiva comunicazione si verifica quando il messaggio è confuso, incongruo, incompleto, o quando il ricevente non lo comprende.
Sono inoltre stati individuati svariati fattori che possono ostacolare una buona comunicazione, come la tendenza ad imporre la propria “verità”, il desiderio di avere ragione ad ogni costo, l’idea di poter “leggere nella mente” del proprio interlocutore o la pretesa che egli possa “leggere” nella nostra, l’attribuire all’altro intenzioni o sentimenti che in realtà non ha.
Un ulteriore esempio di comunicazione disfunzionale è ignorare l’altro durante una discussione: la disapprovazione dell’altro svaluta le sue argomentazioni ma le riconosce, ignorare l’altro svaluta la persona in sè e veicola il messaggio implicito “tu non esisti”.
Un ultimo, complesso, fattore da considerare, è la possibile presenza di problemi relazionali irrisolti (i famosi “non detti”) tra gli interlocutori. Proprio perchè “non detti” agiscono in profondità e mantengono attivo un sottile e diffuso clima di frustrazione, risentimento, insoddisfazione o ostilità, spesso portando le persone a distorcere i messaggi altrui nell’ottica di farli coincidere con i propri pregiudizi e preconcetti. Questo fattore risulta particolarmente dannoso poichè non agisce solo nel “qui e ora” della comunicazione, ma rischia di logorare le relazioni nel tempo.
La comunicazione funzionale ed efficace
Comunicare è un’abilità complessa e non sempre la comunicazione efficace è un atto “naturale”: comunicare bene può richiedere pratica e impegno.
I pilastri di una buona comunicazione sono due: sapersi esprimere in modo chiaro, saper ascoltare in modo attento e partecipe. Da qui derivano tutte le specifiche “buone prassi”.
Certamente una buona cornice relazionale svolge metà del lavoro: quando una persona ha la percezione di essere ascoltata è meno irritata, più disposta a risolvere i problemi, a mettersi in discussione e a mettersi nei panni dell’altro. Sentirsi in una situazione di ascolto reciproco favorisce un sentimento di fiducia, sicurezza, protezione e voglia di collaborare.
Anche alcune abilità e fattori personali (e personologici) favoriscono una buona comunicazione: l’apertura all’altro diverso da sè, l’empatia, la capacità di autocontrollo, l’intelligenza emotiva, la mentalizzazione, la capacità di considerare il contesto in cui si sta comunicando, la capacità di prestare attenzione (e considerare) contemporaneamente il linguaggio verbale e non verbale dell’interlocutore.
Come sviluppare le competenze comunicative del bambino
Ci capita spesso di vedere un bambino che parla con le bambole, con i peluche o con il proprio amico immaginario: un comportamento che testimonia quanto sia importante, fin dalla più tenera età, avere un ascoltatore a disposizione. Imparare a comunicare significa anche imparare a relazionarsi – con genitori e fratelli prima, con amici, partner, colleghi e superiori poi – in modo funzionale con le persone della propria vita. Vien da sè, quindi, quanto sia importante crescere in un “buon” contesto comunicativo.
E’ infatti all’interno della famiglia che i bambini imparano non solo a parlare, ma anche a utilizzare le “regole” comunicative in modo corretto.
Se è vero che il bambino nasce con alcune competenze comunicative innate è vero anche che lo sviluppo adeguato di tali capacità richiede pratica e impegno.
Vuoi conoscere alcune tecniche suggerite dagli esperti per rinforzare questa importantissima forma di apprendimento relazionale? Leggi il nostro articolo dedicato, nella sezione APPROFONDIMENTI!