Consolle e dispositivi sempre più sofisticati, esperienze tanto realistiche da sembrare vere, personaggi quasi umani, dettagli scenografici raffinatissimi, possibilità di movimento a 360 gradi: dal primo videogioco 2D “in solitaria” (Pong, del 1972), il mondo dei videogaming si è evoluto moltissimo ed è entrato nelle case di tutto il mondo.
Un cambiamento non solo tecnologico
Un’esperienza di gioco sempre più realistica, dunque, ma non solo grazie all’HD: oggi gli avversari – i “nemici” – o il “partner” sono (milioni di) persone reali, a pochi km di distanza o dall’altra parte del mondo, online. Il fenomeno, con le possibilità che offre, si è esteso a tal punto da non interessare più solo bambini e ragazzi ma è arrivato a coinvolgere anche adulti, e a trasformarsi – in certi casi – da una mera occasione ludica ad un’opzione di carriera professionale a tutti gli effetti (se ne parla, ad esempio, QUI), fino ad essere incluso per la prima volta alle Olimpiadi di Parigi 2024 (interessante questo articolo che elenca gli e-sport ammessi alla manifestazione)
Cosa sono gli e-sports
Sono molte le definizioni di “e-sports” coniate negli ultimi anni. Ad esempio Whalen (QUI) parla di “competizioni videoludiche autorizzate e organizzate, spesso in contesti di torneo”, che non coinvolgono dunque i giocatori occasionali, ma veri e propri professionisti con un seguito in termini di sponsor, ampio pubblico e un crescente business nell’ambito delle scommesse.
Non solo tornei di giochi “sportivi” (il più celebre dei quali è FIFA), ma anche strategici, di combattimento e sparatutto, che in alcuni Paesi (in particolare Cina e Corea) fanno numeri da stadio.
Sport ed e-sport: una differenza fondamentale
Competizione, allenamento, necessità di possedere determinate abilità, tifoseria, scommesse, manifestazioni organizzate, atleti stipendiati, mental coaches: pare che gli e-sports possiedano tutti gli ingredienti fondamentali per essere considerati “veri sport”.. ma è davvero così?
La questione della sedentarietà e i danni sulla salute
Sedentarietà: è questo il vero “nemico” dei videogiocatori (sia professionisti che di tutti coloro che, ad ogni età, tendono a spendere il proprio tempo libero davanti allo schermo dopo essere stati già seduti ore alla scrivania o tra i banchi di scuola) e l’elemento che maggiormente differenzia gli e-sports dagli sport “classici”.
L’impennata dell’utilizzo dei videogiochi come forma di svago sta seriamente preoccupando diverse Organizzazioni che si occupano di salute (fisica e psicologica), preoccupazione riflessa dal crescente numero di studi in materia. Ad esempio, l’International Journal of Environmental Research and Public Health ha pubblicato una ricerca sul comportamento di salute dei giocatori di videogiochi e di e-sport in Germania osservando che la sedentarietà prolungata conseguente al lungo tempo trascorso davanti allo schermo rappresenta un fattore di rischio per numerose malattie croniche e mortalità.
Patologie cardiovascolari, diabete, obesità, ipertensione, osteoporosi, tendinite sono solo alcune delle conseguenze dovute al “binge gaming”, per non citare anche i numerosi risvolti negativi che l’eccessiva permanenza davanti allo schermo ha sulla salute psicologica (ve ne parliamo QUI).
Un recente studio della Cardiac Electrophysiology Society e della Pediatric & Congenited Electrophysiology Society, pubblicato su Heart Rhythm ha inoltre indagato gli effetti degli e-sports sui bambini, scoprendo che l’utilizzo dei videogiochi può rappresentare un serio rischio – fino ad essere anche letale – per i minori che presentano condizioni aritmiche predisponenti. La causa, secondo i ricercatori, andrebbe cercata nella stimolazione adrenergica generata dall’ambiente di gioco elettronico, carico di emozioni ed eccitazione (positiva e negativa) e dunque sollecitatore di alte quote di stress prolungato. Il valore di questo studio non sta solo nell’aver ribadito quanto i videogiochi non rappresentino un’attività “sicura” alternativa agli sport tradizionali, ma anche nell’invitare i genitori alla prevenzione, sottoponendo i loro figli ad una visita medica prima di introdurli al mondo del videogaming.
E-sports: un “NO” per tutti?
Marco Bernardi, professore associato di Scienze dell’Esercizio Fisico e dello Sport presso la “Facoltà di Farmacia e Medicina” della Sapienza, ha una chiara posizione sui rischi di una carriera “e-sportiva” sulla salute dei più (di cui parla ad esempio QUI), tuttavia la consiglia a particolari categorie di persone, come quelle con gravi danni motori – specialmente se costrette all’uso della sedia a rotelle elettrica: pur non apportando benefici sul piano fisico-motorio, gli e-sports promuoverebbero miglioramenti cognitivi, ad esempio nei tempi di reazione e nelle capacità attentive e di concentrazione.
Qualche consiglio
Non solo a tutela dei giocatori professionisti, ma anche di tutti coloro che (ad ogni età) sono appassionati di videogaming, ecco alcuni consigli per un’attività consapevole:
- Alzatevi in piedi per sgranchirvi le gambe e riattivare i muscoli e le articolazioni almeno ogni 30 minuti;
- Praticate, oltre allo sport “virtuale”, anche uno sport fisico che vi permetta di contrastare la sedentarietà e “scaricare” la tensione e lo stress che possono facilmente accumularsi a seguito di esperienze prolungate di videogaming;
- Prestate attenzione alla dieta e ricercate un’alimentazione sana e variegata;
- Prestate cura alle tematiche di promozione della salute (fisica e mentale): informatevi, formatevi, impegnatevi per arrivare a condurre uno stile di vita sano.