Dareste a un bambino la responsabilità di guidare un’automobile? Eppure è così bravo con i simulatori di guida online..
Lo stesso vale per la tecnologia.
Saperlo usare non significa saperlo gestire
La maggior parte dei “nativi digitali” ha competenze sorprendenti nell’utilizzo dei dispositivi elettronici, significativamente maggiori a quelle di coloro che hanno conosciuto internet in età adulta. Già a pochissimi anni di vita sono capaci di utilizzare smartphone e tablet, navigare in rete, scaricare app, scattare fotografie e scorrere la galleria multimediale.
A grande dimestichezza sull’uso dei device e delle possibilità che offrono, non si accompagna tuttavia – in tenera età – un’altra competenza fondamentale e necessaria ad una loro fruizione sicura, corretta e consapevole: la competenza nel gestire la possibilità che creino dipendenza, l’attivazione emotiva che molti contenuti suscitano, la valutazione dei rischi della rete, il pensiero critico su quanto viene visto o letto.
Per citare le parole del dott. Pellai, “il mondo online è totalmente costruito per sconnetterci dal piano cognitivo e agganciarci sul piano emotivo”, un piano emotivo tuttavia non sempre facile da gestire e maneggiare, soprattutto per i ragazzi, ancora in corsa nello sviluppo delle competenze di autoregolazione, autoinibizione, autoosservazione e autoriflessione.
Lo spiegano le Neuroscienze
Fino ai 14 anni, dicono le Neuroscienze, il cervello dell’individuo è ancora sbilanciato nelle sue funzioni. Il sistema della gratificazione, del piacere, dell’eccitazione – detto “sistema limbico” – è al massimo della sua espressione; la corteccia prefrontale, dove risiede il “cervello logico, razionale” (quello dell’autoregolazione, pianificazione, esecuzione, previsione delle conseguenze delle proprie azioni) è ancora in via di maturazione: ciò porta gli adolescenti a mal tollerare l’attesa e la frustrazione che precedono la soddisfazione dei propri desideri, e di conseguenza ad agire d’istinto mossi da un bisogno di ricompensa immediata, spesso senza interrogarsi sul “dopo”. Un funzionamento che di fatto è utile in una fase della vita dove la sperimentazione di sè, la sfida al limite (e poi la consapevolezza della qualità dello stesso come tutelante), la percezione di sè come “onnipotente” servono a costruirsi una propria identità e un proprio spazio nel mondo, anche allargando un po’ i gomiti.
Come detto in precedenza, tuttavia, le caratteristiche della rete colludono con la parte disregolata (o meglio: ancora difficilmente autoregolabile) di questo funzionamento, andando a rinforzarlo e spesso traghettando i ragazzi verso terreni scivolosi.
Cosa fare?
Una mente in costruzione che naviga in un territorio senza regole e senza riferimenti ha bisogno di essere accompagnata.
Non limitando (l’uso della tecnologia), ma educando alla saggezza digitale, entrando nei mondi virtuali dei ragazzi con tatto e genuina curiosità. Non per controllarli, ma per essere con loro e – perchè no? – grazie a loro partecipi dell’esplorazione di ciò che internet offre. Per essere lì, insieme, a scoprire cosa c’è; per discutere, insieme, se ciò che c’è è valido, condivisibile, plausibile, gradito, spiacevole, rischioso, utile, ..divertente, istruttivo, educativo…